È iniziato il countdown per la festa più discussa di ogni anno: il Natale. Uscire in macchina in questi giorni è un delirio, le strade sono intasate dalle nove di mattina, i parcheggi dei negozi sono vittima di lotte a chi ha i riflessi più pronti. Le file spaziano da quelle in strada, a quelle per i camerini, quelle alla cassa e persino quelle all’uscita dei centri commerciali, dove le porte scorrevoli sono fisse sulla modalità open. In casa le mamme e le nonne hanno già pronte da giorni le lunghe liste della spessa, i menu per la vigilia, per il pranzo del 25 e per capodanno, le padelle sfrigolano e i pentoloni bollono i primi ingredienti. Nei salotti fanno sfoggia di sé piccoli presepi in terracotta, o cartapesta oppure ancora in pietra dipinta, brillano intermittenti gli alberi di natale e dai balconi pendono fili di luci colorate. Anche la piazza del centro città è stata agghindata a festa, ci sono luminarie lungo il corso, un grande albero tradizionale o forse fatto con materiali riciclati, come propone la nuova moda. Davanti a qualche negozio si spostano ragazzoni vestiti da babbi natale, con trombe e zampogne per suonare i brani tipici delle feste e far sorridere i bambini, trascinati per la manina da genitori frettolosi.
Ecco,questo è più o meno quello che si respira durante gli ultimi giorni in attesa del Natale. L’atmosfera, nonostante tutto, è bella, le luci colorate per strade, vetrine e case mettono allegria, tutto il rosso tipico della festa dà un po’ di colore vivo ai grigi e neri tipici dell’inverno e il pensiero del buon cibo non fa che aumentare l’aspettativa. È bello godere di tutto questo, a patto che si metta da parte la corsa sfrenata, l’ansia del fare che sostituisce il sentire.
Proprio su questo riflettevo nei giorni scorsi: il senso delle cose si sposta, un passo alla volta, verso il non senso. Pensiamo prima di tutto al motivo per cui è nato il Natale. Si sa che si tratta di una ricorrenza religiosa, nata con lo scopo di festeggiare la nascita di un bambino che ha cambiato il nostro calendario e la nostra storia. Indipendentemente dalle credenze, l’origine del Natale è questa. Per chi crede è una festa che dovrebbe avere un grande significato, proprio come il compleanno di una persona che si ha davvero a cuore. Ma anche per i non credenti lo spunto è profondo, in fin dei conti si tratta di una ricorrenza che festeggia la vita, il venire al mondo. Ogni nascita è simbolo di speranza, segno della continuità, del progredire, del creare ed è ciò che ci serve sentire in questi anni, nella nostra società. Abbiamo bisogno di ricordarci che la vita è forte, si rigenera, è in movimento, che la speranza rifiorisce, che vale la pena tentare, correre, rischiare, amare, sbagliare, perdonare, ritentare.
Proviamo, a Natale, a regalare e regalarci questi pensieri e concretizzarli riconquistando lo spirito di questa festa, rallentando i ritmi, godendoci una passeggiata in compagnia sotto le luci, per i centri addobbati delle città, oppure portando doni inaspettati ai nonni molto anziani che non escono fuori ma che hanno bisogno di altre mani che gli portino le luci in casa, i doni fin sulla loro sedia. E a chi ha il muso lungo e dice di odiare il Natale, a chi non ha testa che per le ansie, a chi non sa fare a meno di dannarsi nel pulire, cucinare, spolverare,preparare senza darsi un attimo di tregua, a loro diciamo di smetterla un attimo, di concedersi almeno un giorno di prova per sperimentare la lentezza, le passeggiate, i sorrisi, la speranza e il riconoscimento alla vita. In fin dei conti lo sanno tutti: tentar non nuoce!
Buon Natale a tutti!
No Comments