“Meglio essere ottimisti e avere torto che pessimisti e avere ragione” , molti conoscono la famosa affermazione di Einstein. In effetti, capita spesso di discutere tra amici su cosa sia meglio: ottimismo o pessimismo.
Di solito i pessimisti rispondono con fermezza e convinzione: meglio il pessimismo perché prepara al peggio e, bene che invece dovesse andare, farà godere di più un risultato positivo inaspettato.
Dall’altro lato gli ottimisti protestano: meglio pensare positivo e sorridere alla vita, nutrire la speranza, togliersi di dosso il grigiore e il muso lungo. Mal che vada saranno stati bene prima del fallimento.
I pessimisti sono spesso visti come noiosi e ostacolanti, molti però li considerano realistici e affidabili, in quanto preparati al peggio. Per gli ottimisti invece il gioco non vale la candela e non li preoccupa essere pensati ingenui e infantili.
Ecco, a chi dare ragione? Il rischio del pessimista è di imbruttire molti giorni in attesa di un esito che, nel caso fosse negativo, sarebbe la ciliegina marcia sulla torta. Nel caso fosse però positivo, sarebbe stato un peccato aver rovinato i giorni precedenti.
Il rischio degli ottimisti invece è proprio quello di soffrire di più per una delusione. Allo stesso tempo, però, avrebbero trascorso un’attesa più felice e speranzosa.
Quale esempio seguire, dunque? Come dicevano i saggi “in medio stat virtus”. L’ideale sarebbe riuscire a calibrare i due aspetti, prepararsi a una delusione, mantenendo l’animo leggero di chi sa nutrire speranza. Facile a dirsi.
La verità però potrebbe essere da un’altra parte e cioè nel realismo della vita. Ci sono situazioni in cui essere preparati al peggio è davvero l’atteggiamento ideale, aiuta a organizzare le idee, progettare alternative, allenare l’animo a essere forte. Al momento opportuno si troveranno così le risorse per reggere il colpo e reagire.
Eppure esistono altre situazioni in cui è l’ottimismo l’atteggiamento giusto, perché fa alzare lo sguardo per vedere oltre, per riconoscere che gli eventi sono mutevoli e c’è sempre qualcosa da poter fare, qualcosa da tentare, anche dopo un fallimento.
In sostanza, è importante essere se stessi e allo stesso tempo circondarci di amici e familiari, accogliendo la varietà dei caratteri e appoggiandoci a vicenda in base alle situazioni. In questo modo, pessimisti e ottimisti troveranno delle qualità l’uno nell’altro e sapranno bilanciarsi nell’appoggio reciproco. Insomma, l’unione fa la forza!
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